In questi giorni ho ricevuto delle richieste di chiarimento circa la vicenda di Grotte Portella, da anni oggetto di polemiche politiche a Frascati, della quale però i cittadini faticano a capire i termini, probabilmente fuorviati dall’infinità di dichiarazioni, distinguo e posizioni assunte. Il tutto, ovviamente, sotto l’influenza delle polemiche e dimenticando che i cittadini devono capire il contesto dei fatti prima di potersi formare un’opinione autonoma.

Provo quindi a riassumere i termini della questione, tentando il difficile compito di vedere i fatti non come coordinatore politico di “Frascati a Sinistra”, ma cercando di fare una sintesi giornalistica della vicenda.

Il piano regolatore di Frascati del 1967 prevedeva a Grotte Portella un’area di insediamenti industriali e artigianali, solo in piccola parte realizzati. Gli strumenti urbanistici territoriali successivi (in particolare i patti territoriali) hanno portato a prevedere nella zona circa un milione di metri cubi di edificazione a destinazione industriale e artigianale.

Tre anni fa, l’amministrazione comunale decise che un tale impatto su uno degli ultimi territori verdi al confine con Roma andasse evitato. Perché si arrivasse a un accordo con i proprietari dei terreni (tutti privati: fino a quel momento il Comune di Frascati non possedeva nemmeno un metro quadro dell’area), si propose loro di trasformare la destinazione dell’area in residenziale. In questo modo, si sarebbe aumentata la redditività per metro quadro a favore dei proprietari, ma riducendo drasticamente le cubature, arrivando a soli 300 mila metri cubi. In cambio, il Comune avrebbe ottenuto la proprietà pubblica di alcune zone, da destinare ad aree verdi e alla realizzazione di un centro polifunzionale pubblico.

Su spinta di Ds e Prc, quando il consiglio comunale approvò il piano, lo fece con la clausola che una parte dell’edilizia fosse destinata alle cooperative, per permettere di avere casa anche a chi, tra i cittadini di Frascati, non può acquistare appartamenti da privati all’attuale costo di mercato e calmierare così i prezzi. Successivamente, l’opposizione presentò un ordine del giorno, approvato all’unanimità dal consiglio comunale, con cui si chiedeva all’amministrazione un piano-casa organico per la città, che prevedesse anche forme di edilizia convenzionata, non solo cooperative. Nella scorsa seduta, l’amministrazione ha presentato al consiglio un atto di indirizzo (tecnicamente, solo una manifestazione di intenti) con il quale si esprime l’intenzione di assegnare le aree di Grotte Portella a cooperative che hanno ottenuto finanziamenti sulla base di bandi regionali.

Inoltre, si ipotizza che, per ulteriori esigenze di edilizia agevolata, vengano utilizzati edifici pubblici da ristrutturare, come l’ex mattatoio, o si provveda con piani di recupero di aree già edificate, come quella di via Sciadonna. L’opposizione ha criticato la proposta, definendola non rispondente a quello che chiedeva l’ordine del giorno precedentemente approvato, ovvero un piano-casa organico (non una presa d’atto della situazione esistente) che tenesse conto di uno studio sulle esigenze abitative e prevedesse altre forme di edilizia oltre alle cooperative, tenendo in considerazione, inoltre, che vi sono anche cooperative che non hanno ottenuto finanziamenti regionali. Per questo ha chiesto un rinvio dell’esame del provvedimento a breve, per ulteriori studi sia sulle esigenze abitative sia sulla previsione di altre forme di edilizia agevolata oltre a quella delle cooperative già finanziate dalla Regione.

La maggioranza ha ritenuto che vi fossero, nel provvedimento portato in aula dall’amministrazione, sufficienti elementi di valutazione e ha portato in votazione l’atto, sul quale l’opposizione ha votato contro non per i contenuti, ma per il metodo.

Massimo Marciano

Piano di Grotte Portella, una vicenda di cui tutti parlano ma che pochi conoscono bene
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